Unioncamere: impresa italiana, è crisi nera
In Primo Piano — By Ufficio Stampa on 2013/07/08 09:30Il rapporto Unioncamere sull’impresa italiana è a dir poco disastrosa. Da gennaio a maggio 2013 ben 5.334 aziende sono state costrette a chiudere, in pratica è come se ci fossero 35 fallimenti al giorno, tre ogni due ore. La regione in cui si sono verificati più fallimenti è la Lombardia con ben 1211 fallimenti, 95 in più dell’anno scorso, 525 solo nella città di Milano, che è quella che ne conta di più rispetto a tutte le altre e che da sola registra il 10% di tutti i fallimenti in Italia in questi primi cinque mesi del 2013. Al secondo posto di questa drammatica graduatoria c’è il Lazio con 595 chiusure, l’11,4% in più del 2012, ben 466 nella città di Roma, poi c’è il Veneto con l’11,5% in più dell’anno scorso, 454 aziende chiuse in cinque mesi. Chiaramente i dati peggiori si registrano nel Nord perché è lì che è concentrato il maggior numero di piccole e medie imprese, ma anche a Sud non si scherza, in Calabria, per esempio, hanno già chiuso 153 aziende, il 24,4% in più rispetto al 2012. E per quanto riguarda i settori, quello più colpito è il manifatturiero, con 1131 fallimenti, seguito da quello edile con 1.138. In particolare 680 costruttori hanno già chiuso la loro attività, addirittura il 67,1% rispetto al 2012 e tra le aziende che si occupano di costruzioni specialistiche questa percentuale sale al 70% con 413 fallimenti. Malissimo anche il settore immobiliare e dei trasporti con il 75,7% di chiusure in più, il commercio, al dettaglio e all’ingrosso, che ha già registrato 1.203 fallimenti, i ristoranti (202 chiusi), i mobilifici registrano il 91,5% di chiusure in più, ben 113 fallimenti e tante imprese anche importanti costrette a licenziare dipendenti. Inoltre, sono triplicate le domande di concordato preventivo soprattutto nel settore immobiliare, dove l’aumento di questo tipo di procedure è stato del 277,3%, e in quello edile, con il 141,7% in più. Tra le industrie alimentari l’incremento delle richieste di concordato è del 222,2%, mentre sono già 108, il 145,5% in più, i negozi che hanno chiesto di ricorrere a questa procedura.