Unioncamere: 2012 sara’ un anno da dimenticare
In Primo Piano — By Ufficio Stampa on 2012/05/03 13:30Le Pmi devono aspettarsi un taglio di 130 mila unità entro la fine del 2012, senza dimenticare che già 26 mila piccole aziende hanno dovuto chiudere. Una situazione che si è rivelata peggiore nel Sud Italia rispetto che al Nord, divisi anche dallo stesso dato sul Prodotto interno lordo che è stato stimato in calo medio dell’1,5% per il settentrione e del -1,8 per il meridione. A dirlo il rapporto economia di Unioncamere. Restando sull’onda dei dati che ha diffuso anche il Ministero per l’economia, Unioncamere ha però previsto la ripresa del Pil per il 2013, con una crescita dello 0,8%, con un’accelerazione maggiore nel Nord-Est (+1,3%) e una velocità decisamente più contenuta al Sud (+0,2%). L’unica soluzione in materia, per l’Unione Camere di Commercio è quella di «favorire gli investimenti per rilanciare l’economia e sostenere l’occupazione», come ha spiegato il presidente Ferruccio Dardanello. “Dopo quattro anni di crisi – ha dichiarato il presidente Dardanello – il tessuto produttivo del paese appare provato. Tra gennaio e marzo di quest’anno sono andate perdute 26 mila imprese”. La maggiore difficoltà è stata segnalata, per l’appunto, nelle piccole imprese: «In pericolo sono tanti piccoli e piccolissimi imprenditori che rischiano di fallire per crediti non riscossi o perché vedono ridursi il credito delle banche. Ovviamente l’occupazione risentirà di questo contesto» ha proseguito il presidente, «soprattutto quella creata dalle microimprese con meno di dieci addetti. Per questi motivi abbiamo avanzato proposte concrete prive di oneri per le casse statali su cinque temi chiave per lo sviluppo: semplificazione, internazionalizzazione, investimenti, credito e lavoro».Recessione anche sui consumi, i quali, secondo il rapporto, si dovrebbero ridurre del 2,1% con in calo anche gli investimenti, al -3,8%: in generale, e in linea con quanto aveva diffuso Bankitalia, le famiglie italiane sono quindi più povere.
Di nuovo, la situazione peggiore è stata registrata nel Mezzogiorno, dove i consumi di ogni nucleo dovrebbero contrarsi del 2,4%, con punte fino al -2,8%. In alcune regioni del Sud, come Abruzzo, Molise e Basilicata è prevista una contrazione del 2%.