Tre giovani su dieci guadagnano meno di 800 euro: è l’Italia della “povertà lavorativa”
Attualità — By cidec on 2020/01/22 14:40
I numeri raccontano una realtà complessa. Nel nostro Paese il 30% dei giovani occupati guadagna meno di 800 euro al mese, e il 13% degli under-29 italiani versa in condizione di povertà lavorativa. È la fotografia contenuta nel nuovo report sulle disuguaglianze reso noto dall’Oxfam in occasione del meeting annuale del World Economic Forum di Davos.
L’ascensore sociale in Italia è fermo, bloccato, immobile: il 10% più ricco degli italiani possiede oltre 6 volte la ricchezza del 50% più povero dei nostri connazionali. Una quota cresciuta in 20 anni del 7,6% a fronte di una riduzione del 36,6% di quella della metà più povera degli italiani. Allo stesso tempo la quota di ricchezza in possesso dell’1% più ricco degli italiani ha superato quanto posseduto dal 70% più povero, sotto il profilo patrimoniale. Inoltre la differenza di genere pesa sulle donne italiane: nel 2018 la percentuale di donne che si prende cura della famiglia è all’11,1%, contro il 3,7% della media Ue, europea; inoltre le working mum sono al 57%, mentre le donne senza figli che lavorano salgono al 72,1%.
L’Italia, spiega un rapporto sulla mobilità sociale pubblicato dal WEF, ha tanti problemi all’interno del proprio mercato occupazionale. Il 19,2% dei giovani compresi tra i 15 e i 24 anni sono considerabili inattivi. Un risultato negativo, deludente, che ci mette al 56° posto su 82 complessivi della classifica mondiale.
Crescono le disuguaglianze globali: il ristretto club dei dei Paperon de’ Paperoni mondiali, 2.153 persone, detiene una ricchezza superiore al patrimonio di 4,6 miliardi di persone, mentre alla metà più povera della popolazione resta meno dell’1%. Il patrimonio delle 22 persone più facoltose supera la ricchezza di tutte le donne del continente africano. Il lavoro di cura non retribuito, che vale oggi tre volte il mercato globale di beni e servizi tecnologici, impedisce al 42% delle donne nel mondo di avere un impiego.
Secondo l’Oxfam, la ricchezza globale, in crescita tra giugno 2018 e giugno 2019, resta fortemente concentrata al vertice della piramide distributiva: l’1% più ricco, sotto il profilo patrimoniale, deteneva a metà 2019 più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone. Ribaltando la prospettiva, la quota di ricchezza della metà più povera dell’umanità – circa 3,8 miliardi di persone – non sfiora nemmeno l’1%. Nel mondo 2.153 miliardari detengono più ricchezza di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione globale. Il patrimonio delle 22 persone più facoltose è superiore alla ricchezza di tutte le donne africane.
Se le distanze tra i livelli medi di ricchezza dei Paesi si assottigliano, la disuguaglianza di ricchezza cresce in molti Paesi. In un mondo in cui il 46% di persone vive con meno di 5.50 dollari al giorno, restano forti le disparità nella distribuzione dei redditi, soprattutto per chi svolge un lavoro. Con un reddito medio da lavoro pari a 22 dollari al mese nel 2017, un lavoratore collocato nel 10% con retribuzioni più basse, avrebbe dovuto lavorare quasi tre secoli e mezzo per raggiungere la retribuzione annuale media di un lavoratore del top-10% globale. In Italia, la quota del reddito da lavoro del 10% dei lavoratori con retribuzioni più elevate (pari a quasi il 30% del reddito da lavoro totale) superava complessivamente quella della metà dei lavoratori italiani con retribuzioni più basse (25,82%).
”Il rapporto è la storia di due estremi. Dei pochi che vedono le proprie fortune e il potere economico consolidarsi, e dei milioni di persone che non vedono adeguatamente ricompensati i propri sforzi e non beneficiano della crescita che da tempo è tutto fuorché inclusiva. – ha detto Elisa Bacciotti, direttrice delle Campagne di Oxfam Italia – Abbiamo voluto rimettere al centro la dignità del lavoro, poco tutelato e scarsamente retribuito, frammentato o persino non riconosciuto né contabilizzato, come quello di cura, per ridarle il giusto valore”.