Norme anti-riciclaggio non valide per i politici europei, Strasburgo si ribella

Attualità — By on 2017/12/14 15:38

stras

Nessun passo indietro”. Così l’eurodeputato PD e Presidente della Commissione Affari economici dell’eurocamera Roberto Gualtieri annuncia la posizione del Parlamento europeo in vista dell’ultimo round di negoziati con il Consiglio e la Commissione sulla nuova direttiva Ue anti-riciclaggio, previsto per stanotte. Un passo indietro da non fare soprattutto su un fronte, quello della trasparenza per “le persone pubbliche“, come i politici.

Gli Stati membri vogliono infatti derogare la normativa attuale in modo da non obbligare le persone pubbliche di cittadinanza comunitaria a dare piena informazione delle proprie attività finanziarie. L’obbligo varrebbe solo per le persone pubbliche di paesi terzi, un regalo ai politici comunitari ed anche un contro-senso dopo che l’inchiesta dei Panama Papers ha mostrato i legami non dichiarati tra, per esempio, ministri maltesi e società off-shore. Per queste inchieste ha perso la vita la giornalista Daphne Caruana Galizia.

L’altro dossier scottante sul tavolo è quello del regime da applicare ai trust. “Sarà un negoziato molto impegnativo”, ha spiegato ancora Gualtieri, incaricato di guidare i negoziati per conto del Parlamento, “cerchiamo di fare passi in avanti per un accordo fondamentale per avere la trasparenza sui trust e un pieno accesso pubblico ai registri di tutte le company”. Il nodo è che il Consiglio non vuole inserire i trust tra le società obbligate a fornire tutte le informazioni sulle loro attività e sui loro beneficiari, una posizione che non tiene conto, ancora una volta, dell’ondata di indignazione emersa con i Panama Papers.

La Presidenza estone della Ue vuole chiudere un negoziato che va avanti da mesi prima della fine del suo mandato, che scade il 31 dicembre, e quella di oggi è l’ultima occasione per trovare un’intesa. Se non ci si riesce, la palla passerà alla prossima Presidenza bulgara, che però non ha alcuna intenzione di farsi carico del dossier, una compressione dei tempi che aumenta la pressione sulla delegazione del Parlamento Ue.

Parlamento che proprio oggi ha approvato, con 492 sì, 50 no e 136 astensioni, la relazione finale della Commissione speciale sui Panama Papers. Tra le 211 raccomandazioni formulate, gli eurodeputati chiedono di sostenere la creazione di registri pubblici, aggiornati e trasparenti dei titolari effettivi delle aziende, di prevedere sanzioni contro gli intermediari, come avvocati e contabili, che favoriscono la pianificazione fiscale aggressiva e di costituire una commissione d’inchiesta permanente sui temi della fiscalità, sul modello di quella del Congresso USA.

Strasburgo reclama inoltre norme comunitarie per la protezione degli informatori, le cosiddette gole profonde, un’iniziativa non nuova di fronte alla quale Bruxelles ha sempre fatto orecchie da mercante. Altra richiesta, una definizione comune internazionale di ciò che costituisce un centro finanziario offshore, un paradiso fiscale, una giurisdizione segreta, una giurisdizione fiscale non collaborativa e un paese ad alto rischio. Gli eurodeputati chiedono anche sanzioni “dissuasive” a livello sia dell’Ue sia nazionale nei confronti delle banche e degli intermediari “coinvolti consapevolmente, deliberatamente e sistematicamente in schemi fiscali o di riciclaggio del denaro illegali”.

Infine una richiesta regolamentare ma estremamente importante: smetterla con il voto all’unanimità su qualsiasi decisione di politica fiscale nella Ue e passare alla maggioranza qualificata in questa delicata materia.

 

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