Licenziamenti via sms o WhatsApp, per i Tribunali si possono fare

Attualità — By on 2017/07/04 09:20

Non solo le relazioni amorose sono troncate al cellulare, sempre più strumento di mediazione dei nuovi rapporti umani: secondo due diversi tribunali a Nord e Sud della Penisola, anche ai rapporti di lavoro si può legittimamente mettere fine con una comunicazione via sms o WhatsApp. Nei giorni scorsi, il Tribunale del Lavoro di Catania ha stabilito che un dipendente può essere lasciato a casa anche tramite social network, ritenendo che il licenziamento “intimato su WhatsApp” assolva agli oneri di forma che ogni interruzione di rapporto di lavoro deve rispettare.

Una decisione segno dei tempi e probabilmente destinata a fare discutere, quella del giudice che ha rigettato il ricorso presentato una dipendente di un’agenzia di viaggi catanese, trentenne, che dopo un anno e mezzo di rapporto subordinato si è vista comparire la decisione dell’azienda sulla chat del famoso servizio di messaggistica di casa Facebook.

Il giudice del lavoro ritiene però che non vi sia nulla da obiettare, perché “la volontà di licenziare è stata comunicata per iscritto alla lavoratrice in maniera inequivoca, come del resto dimostra la reazione da subito manifesta dalla predetta parte”. E nel rigettare la richiesta di ricorso della trentenne, ha fatto leva su una posizione della Cassazione che tempo addietro aveva chiarito che per licenziare non è necessario “per il datore di lavoro” adoperare “formule sacramentali”, visto che la “la volontà di licenziare” può essere “comunicata al lavoratore anche in forma indiretta, purché chiara”.

Sul punto, l’avvocato Fabrizio Daverio dello Studio legale Daverio&Florio, che in Italia rappresenta Innangard, il network internazionale specializzato nel diritto del lavoro, ha rilevato che “l’utilizzo dei social network, come WhatsApp, per licenziare un dipendente rispecchia i tempi moderni, ma non è una novità. Nel 2016 il Tribunale di Genova ha affrontato il caso di un barista addetto alla preparazione di aperitivi che è stato licenziato dal datore di lavoro con un sms dal seguente contenuto: ‘Non faccio più aperitivi, buona fortuna'”. In quel caso, ha ricostruito l’esperto, il giudice aveva ritenuto che “il messaggio, inserito nel contesto dei rapporti intercorsi tra le parti, manifestava chiaramente la volontà della società di risolvere il rapporto”. Anche la “qualità” del supporto del messaggio è stata tenuta in considerazione e, ha spiegato l’avvocato, “secondo il giudicante l’sms è, in definitiva, un documento informatico, sottoscritto con firma elettronica”. Non è però una presa di posizione univoca, ha concluso Daverio, “anche per i possibili dubbi sulla provenienza del messaggio. Probabilmente occorre distinguere fra piccole aziende, dove i social possono essere una piattaforma di dialogo lavorativo e medie-grandi, dove ci sono sistemi informatici sofisticati e articolate policy di validità delle comunicazioni. In ogni caso dovranno essere evitati i messaggi che si autocancellano, e, invece, affidarsi alle “spunte blu” per avere la prova della ricezione.”

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