Invitalia, finanza per il Sud: Banca del Mezzogiorno e Sgr per usare i fondi comunitar
In Primo Piano — By cidec on 2017/02/13 11:29
L’AD Arcuri presenta il nuovo piano industriale: ruota attorno alla crescita, “specie in quei territori che sono rimasti indietro”. Sfrondata sulle attività non più centrali: in vendita Italia turismo, la società delle attività ricettive.
In orgine, ma sempre di meno, una calamita per attrarre gli investimenti esteri. Poi un soggetto in grado di gestire le tante aree di crisi industriale del Paese. Dall’anno scorso anche finanziatore di startup innovative. Ora Invitalia, la multiforme agenzia per lo sviluppo controllata dal ministero dello Sviluppo economico, aggiunge un’altro pezzo alla sua cassetta degli attrezzi: la finanza per il Sud. L’acquisizione da Poste della Banca per il Mezzogiorno, ex Mediocredito centrale, è ufficialmente chiusa, per 390 milioni di euro. E da oggi è partito l’iter per farsi riconoscere la necessaria autorizzazione come istituto di credito da Bankitalia e Bce. La sfida del nuovo piano industriale dell’agenzia 2017-2019, presentato giovedì mattina a Roma, è inserirla all’interno di una strategia coerente.
Non facile, per un soggetto che è stato dirottato a destra e sinistra a seconda delle esigenze del governo di turno. E che oggi, appunto, si occupa di tutto un po’, dalla bonifica di Bagnoli alla ricostruzione di Amatrice, dalle gare per la banda larga di Infratel alle startup tecnologiche. “Crescita”, è la parola d’ordine attorno a cui l’amministratore delegato Domenico Arcuri prova a tirare le fila dei prossimi tre anni, “specie in quei territori che sono rimasti indietro”. Nell’ultimo triennio l’agenzia ha stanziato 8,8 miliardi di finanziamenti, attivando 18,7 miliardi di investimenti. L’idea è rafforzare questa politica di incentivi, affiancandola e integrandola, con un peso pari, alle iniziative di recupero della aree di crisi. Sfruttando anche la rinnovata legge 181, che dovrebbe entrare in vigore entro il primo trimestre dell’anno per gli interventi nei territori di crisi complessa (comprese le zone terremotate) e in alcune aree “calde” individuate insieme alle Regioni. E valorizzando la “procedure veloce” creata da Invitalia per i suoi contratti di sviluppo in tre situazioni particolari: quando intervengono aziende estere, quando i progetti riguardano industria 4.0 e quando hanno un forte impatto occupazionale.
La Banca per il Mezzogiorno, secondo Arcuri, può completare l’insieme di strumenti a disposizione dell’agenzia, “affiancando alla finanza pubblica quella privata”. L’anno scorso al Sud solo il 22% delle imprese che hanno chiesto credito lo hanno ottenuto, e meno del 5% per l’intera cifra. L’idea è che la banca possa colmare questo gap. Ma per non alterare gli equilibri del mercato, spiga Arcuri in attesa dell’autorizzazione di Bankitalia, “l’istituto opererà solo come banca di secondo livello”, quindi attraverso la rete di credito privata. Nel frattempo l’acquisizione porta all’interno del perimetro di Invitalia anche il Fondo centrale di garanzia per i prestiti alle imprese, l’ultimo schema di incentivo nazionale per lo sviluppo che non era gestito dall’agenzia.
L’altra novità del piano è la creazione di un fondo di investimento, sotto forma di una Sgr, che sostenga progetti di sviluppo di medio e lungo periodo e dia una ulteriore accelerazione all’utilizzo delle risorse comunitarie, anticipando le somme che arrivano da Bruxelles solo a lavori eseguiti. Una sorta di bis su scala più grande del fondo che Invitalia ha lanciato dall’anno scorso per il cofinanziamento di startup innovative. Questo veicolo, che aveva all’inizio un obiettivo di raccolta di 100 milioni di euro, è fermo a quota 65: “Il Fondo europeo per gli investimenti ha già deliberato uno stanziamento per 20 milioni”, risponde Arcuri. “Ma è subordinato al ragiungimento di quota 80 milioni”. Soldi che si sta facendo un po’ di fatica a raccogliere dagli investitori privati.
Nel frattempo il piano prevede anche di liberarsi di alcune attività non centrali, eredità delle sue mille trasformazioni. E’ il caso di Italia turismo, la società che si occupa di investimenti strategici nel settore dell’accoglienza e che possiede proprietà immobiliari in diverse regioni del Sud. Entro la prima meta dell’anno Invitalia dovrebbe attivare la procedura pubblica per la vendita.