INPS: In otto anni venduti 347 milioni di voucher

In Primo Piano — By on 2016/10/13 10:29

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L’uso di buoni per il lavoro accessorio è esploso a seguito del boom di percettori, mentre gli importi medi assegnati sono rimasti stagnanti. Il sindacato: “Il problema non è solo la tracciabilità: i buoni hanno soppiantato i rapporti di lavoro tradizionali”. I lavoratori che vengono retribuiti tramite “voucher”, i buoni per pagare il lavoro accessorio da 10 euro lordi (7,5 euro al netto dei contributi Inps da 1,3 euro, Inail da 0,7 euro, e una quota per i costi di gestione da 0,5 euro), incassano in media meno di 500 euro all’anno. E’ quanto emerge dalla ricognizione dell’Inps contenuta nell’Osservatorio sul lavoro acessorio, che è stato aggiornato oggi con i dati al primo semestre del 2016. Un documento che spiega come il boom dei buoni sia giustificato dall’ampliarsi della platea di lavoratori che l’hanno ricevuto, più che dall’incremento dei pagamenti incassati dai singoli.

L’Inps offre così uno spaccato dell’evoluzione di questa forma di pagamento delle prestazioni accessorie, che è finito sotto la lente come la nuova frontiera del precariato, secondo quanto denunciato dallo stesso presidente dell’Inps, Tito Boeri. Proprio per limitare le distorsioni dello strumento, a corollario del Jobs Act sono stati inseriti alcuni correttivi per cercare di riportare il voucher allo spirito originale e per obbligare le imprese ad un uso corretto dello strumento. Claudio Treves, segretario generale di Nidil Cgil, commenta a caldo il dato sulla crescita dei percettori a fronte di dati stagnanti: “Purtroppo dimostra la fondatezza delle nostre critiche al buono lavoro: il problema vero non è la sua tracciabilità, ma l’aver generalizzato l’utilizzo in qualunque settore e a prescindere da qualsiasi condizione oggettiva. E’ diventato una alternativa ai rapporti di lavoro tradizionali. Per questo assume maggior valore la nostra richiesta di abrogazione di questo strumento”.

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