Il lavoro nero che sommerge l’Italia
Attualità — By cidec on 2018/01/31 18:58In un Paese come l’Italia, vessato dalla crisi e con il tasso di disoccupazione altalenante ma spesso in crescita, la ricerca del lavoro è diventata una costante. Ma con le opportunità occupazionali che latitano e le spese da sostenere che sono sempre più alte, le famiglie italiane si trovano strette in una forbice ‘letale’, tra le ‘lame’ della pressione fiscale e la necessità di arrivare a fine mese. In questo quadro di crisi in cui gli italiani vivono ormai da qualche anno, c’è un fenomeno che ha preso piede, traendo giovamento proprio dalle difficoltà: il lavoro irregolare o lavoro ‘nero’, come viene definito di consueto.“
E’ in questo contesto che l’economia sommersa ha fatto cassa grazie alla crisi, cambiando gli equilibri in gioco e spingendo la parte più debole, ossia i lavoratori, anche a sottostare a condizioni irregolari pur di accettare un lavoro. Così, mentre l’occupazione regolare è scesa tra il 2012 e il 2015 del 2,1%, nello stesso periodo è aumentata quella irregolare del 6,3%, arrivando ad ‘inglobare’ 3,3 milioni di lavoratori italiani, che svolgono le loro mansioni nell’ombra. Il tutto per un valore ‘monstre’ di 190 miliardi di euro, che porta l’economia sommersa ad incidere sul Prodotto Interno Lordo per l’11,5%“
I fattori che vanno a comporre l’economia sommersa sono diversi: dalla sotto–dichiarazione delle imprese all’impiego irregolare, fino ai fenomeni più formali e quotidiani, come gli affitti in nero o le mance. Un quadro complicato, in cui il lavoro irregolare prende il posto di quello regolare, a causa di dinamiche e meccanismi diversi, come spiegato dal presidente di Confcooperative Maurizio Gardini: “La crisi ha modificato il quadro, congiunturale e strutturale del mercato del lavoro. Quando intervengono situazioni gestite dal caporalato o dalla criminalità organizzata, c’è un controllo del territorio ancora più opprimente, che in qualche misure obbliga all’accettazione di alcune regole o fenomeni. In questo contesto si inserisce il fenomeno delle false cooperative che, proprio perché flessibili e di facile attuazione, diventato di fatto uno strumento per delinquere, che getta fango su tutta la categoria”. Ancora una volta un dato economico porta alla luce una costante dell’Italia: la differenza abissale tra Nord e Sud. Come evidenziato dall’elaborazione del Censis su dati Istat, sul piano territoriale sono sempre le zone del Mezzogiorno quelle più inclini a questo particolare fenomeno. Il tasso più alto di irregolarità degli occupati lo troviamo in Calabria con il 9,9% , seguita dalla Campania con l’8,8% e dalla Sicilia con l’8,1%.“Un altro fattore evidenziato dal Censis e che gioca a favore dell’economia sommersa è la differenza di retribuzione a carico del datore di lavoro. Secondo la Commissione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva, istituita presso il ministero dell’Economia e della Finanza, tenendo conto di tutte le attività economiche, il salario medio orario sostenuto dalle imprese per retribuire un lavoratore regolare dipendente è di 16 euro, mentre quello pagato dalle aziende ad un lavoratore irregolare corrisponde a poco più di 8 euro.“