Fisco, Svimez: al sud l’11% in meno di quanto programmato

Archivio Notizie, In Primo Piano, Press — By on 2011/10/21 13:36

Dal 2004 al 2006 al Sud 211 euro pro capite in meno del programmato


Quanto e’ fondato il luogo comune del Sud sprecone e inondato di risorse provenienti dai trasferimenti dal Centro-Nord? Secondo la Svimez dal 2004 al 2006 i cittadini meridionali hanno ricevuto l’11% di risorse in meno rispetto a quanto sarebbe stato trasferito con coerenti politiche redistributive e di sviluppo. Sul fronte della spesa per lo sviluppo, in particolare, ogni cittadino meridionale ha ricevuto 211 euro in meno del programmato in base all’obiettivo del 45% del totale della spesa in conto capitale al Mezzogiorno. E’ quanto sostiene uno studio di Adriano Giannola, Carmelo Petraglia e Domenico Scalera sui residui fiscali regionali pubblicato sul numero 1-2 della Rivista Economica del Mezzogiorno, trimestrale della SVIMEZ edito da Il Mulino, diretto da Riccardo Padovani. Nello studio di Giannola, Petraglia e Scalera vengono stimati per il biennio 2004-2006 i valori dei residui fiscali regionali (il saldo tra entrate e spese delle amministrazioni pubbliche riconducibili ad un territorio) ”teorici”, cioè coerenti con un’intensità’ delle politiche redistributive e regionali corrispondente al grado di progressività delle aliquote Irpef nel biennio considerato e all’obiettivo programmatico di erogare nel Sud il 45% della spesa pubblica totale in conto capitale. Dallo studio dei tre economisti emerge che per l’intero Mezzogiorno, il valore effettivo del residuo fiscale risulta più contenuto rispetto al suo valore teorico: il Sud ottiene dallo Stato più di quanto versa, per via dei redditi più bassi e della struttura economica piu’ debole, ma molto meno di quanto dovrebbe. Dal 2004 al 2006 il residuo fiscale medio dei residenti meridionali e’ stato si negativo, ma di -2.712 euro anziché i -3.040 dovuti (l’11% in meno). Le Regioni meridionali più penalizzate sono Abruzzo, Puglia e Campania: a fronte di un residuo teorico di -1.680 euro, l’Abruzzo registra -1.173 euro pro capite di residuo effettivo (con uno scarto del 30%), la Puglia -2.294 euro rispetto a -3.090 euro (-25%), la Campania -2.375 anziché -2.967 euro (con una differenza del 20%). Solo il Piemonte contribuisce alla redistribuzione più del dovuto mentre la Lombardia fornisce un contributo sostanzialmente coerente con il dettato costituzionale e gli obiettivi programmatici. Il primo raggiunge i 1.371 euro pro capite, il 46% in eccesso rispetto al residuo ”teorico” di 939 euro, la seconda, invece con 4.602 di euro pro capite effettivi, supera solo del 3,7% il suo valore ”teorico” di riferimento (4.437 euro). “I residui fiscali negativi delle regioni meridionali – si legge nello studio – non possono essere semplicisticamente considerati come necessariamente patologici o addirittura come una prova di iniqua sottrazione di risorse del Nord a beneficio dello sperpero del Sud”, bensì riflettono l’impegno (scarso al Sud) delle politiche regionali per lo sviluppo. Altrettanto sbagliato associare automaticamente residui fiscali negativi alla mala amministrazione. Agire sul sistema fiscale per distribuire meno risorse tra i cittadini, mette a rischio il sistema di perequazione tra le Regioni. Occorre quindi “ridurre i divari economici tra le Regioni, non i residui”.

Fisco, Svimez: al sud l'11% in meno di quanto programmato

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