Enasarco: Ugifai invia documento a Governo

In Primo Piano — By on 2012/11/13 15:14

L’Unione Generale Italiana delle Federazioni degli Agenti Intermediari (UGIFAI), da diversi anni impegnata nell’azione di tutela e di assistenza alle categorie dell’intermediazione, con segnato riferimento a quella degli Agenti e Rappresentanti di Commercio, ha ritenuto, ancora una volta, di dover intervenire sulla ormai davvero imbarazzante vicenda relativa all’Ente di Previdenza integrativa degli Agenti di Commercio. La Giunta Esecutiva dell’Organizzazione – guidata dal presidente Carlo Massaro – ha analizzato, nello specifico, la situazione generale dell’Istituto e ha stilato il seguente documento inviato con nota espressa al Ministro del Lavoro, Prof.ssa Elsa FORNERO.
ECCO IL DOCUMENTO:

Il CDA dell’Enasarco, da tempo ormai, sta seguendo una logica che si giustifica solo ed unicamente con la sua smania di autoreferenzialità e con la evidente volontà di sopravvivere al destino dell’Ente che è quello – evidente – di spegnersi nel tempo, sopraffatto com’è da una mala gestio, atavico retaggio di una struttura organizzativa ormai vecchia e supponente.

L’Enasarco, per quanto abbia svolto, nei suoi 74 anni circa, un ruolo importante per la categoria degli Agenti di Commercio (ecco, una cosa che non si dovrebbe mai dimenticare è proprio questa e cioè che l’Enasarco è degli Agenti e per gli Agenti di Commercio!..), da decenni ormai denuncia tutta la sua arretratezza istituzionale, considerato che le norme statutarie, ivi comprese quelle costitutive e di rappresentanza, risalgono appunto alla “prima ora” dell’Ente e che ormai la disputa circa la necessità di riformare lo Statuto si trascina da tempo fra polemiche e “guerre” che hanno finito per generare, da un lato, il “mostro” e cioè un CDA autoreferenziale che si riproduce all’infinito, rinascendo ogni volta, novella araba fenice, dalle ceneri di quello precedente, dall’altro, una sorta di circolo vizioso che impedisce all’Ente di risanarsi e agli Agenti di riappropriarsi della loro “creatura”.
UGIFAI sostiene da sempre la necessità di riformare radicalmente le norme statutarie, eliminando la rappresentanza per nomina “feudale”, una sorta di investitura privilegiata, teoricamente basata sulla rappresentanza (dichiarata dagli interessati!) delle Organizzazioni di Categoria delle Preponenti e quelle degli Agenti di Commercio, in realtà, rispondendo solo formalmente a tale procedura (in ogni caso oggi inammissibile per un tale ruolo istituzionale!) in quanto più prossima all’assolvimento di un mero protocollo formale (fase consultiva inserita in una procedura di carteggio formale fra Ministero del Lavoro ed Ente) al quale segue invariabilmente e costantemente una fase di autorinnovo degli organismi dell’Istituto, indipendentemente dalle risultanza delle testimonianze di rappresentatività prodotte dal Ministero a seguito di interpello delle Organizzazioni di parte sociale!..
Questa è ormai una situazione penosa che si trascina pesantemente da anni.
Mentre il costo dell’Ente si appesantisce sempre di più, proprio per quelle voci largamente passive relative alla gestione dell’Istituto (si pensi ad esempio proprio ai costi del CDA che negli ultimi anni hanno fatto registrare una media annua di 1 milione e quattrocentomila euro ca., mentre il compenso del solo Direttore Generale sfiora i 300.000 euro!), il CDA stesso ha portato il limite minimo per il pensionamento degli agenti da 65 a 67 anni e non si placano le polemiche per il famigerato progetto Mercurio che ha al centro delle decisioni dell’Ente la “svendita” degli immobili di proprietà dell’Istituto (valore approssimativo, lo ricordiamo, di ca. 3,5 mld. di euro, almeno se ci si riferisce al valore consolidato ante crisi).
Le dismissioni degli immobili Enasarco sono da stigmatizzare per il semplice fatto che, mentre probabilmente, soddisfano una porzione della “parte inquilini”, dall’altro, finiscono per danneggiare pesantemente proprio la categoria degli agenti, con un sensibile calo del valore di patrimonio dell’Ente nel nome della presunta necessità di “realizzare” e di far fronte ai costi sempre crescenti nella gestione della Previdenza, costi del cui lievitare sono responsabili proprio i protagonisti della gestione fallimentare dell’Ente degli ultimi anni, a fronte del crescere delle loro prebende!..
Le problematiche dell’Enasarco sono, infatti, strettamente legate a tre ordini di fattori:
1) una situazione costi di gestione assolutamente drammatica
2) una sostanziale incapacità di governance del patrimonio dell’Ente e di gestione degli asset
3) una fondamentale incapacità (presunta) di pianificare una corretta politica previdenziale nel segno della migliore competenza attuariale.
Proviamo ad analizzare le diverse cause.
COSTI DI GESTIONE.
A parte quanto già detto in precedenza a proposito dei costi del CDA, aggiungiamo che quelle cifre, certamente considerevoli, sono da ascrivere a soli diciotto membri degli Organismi (CDA e Revisori), gli stessi che gestiscono in maniera personalistica l’Ente, mentre altre realtà previdenziali presentano costi uguali o di poco superiori ma relativamente ad organismi di natura totalmente diversa, avendo quelli natura di “controllo” e riferendosi a interi Consigli di Delegazione (composti più spesso da centinaia di membri) posti a vigilanza della corretta gestione degli interessi delle rispettive Categorie di Contribuenti!..
A testimonianza di quanto affermiamo, diremo che il compenso medio dei singoli componenti il CDA Enasarco è molto superiore agli emolumenti presi dai componenti di altri amministratori di enti di previdenza!
Aggiungiamo a questo che, se è vero che la media degli emolumenti dei membri del CDA e governance Enasarco è di media 77.000 euro, la “spettanza” del Presidente e Direttore generale dell’Ente rimane a tutt’oggi notevolmente superiore a quella dei singoli componenti, nonostante la decisa decurtazione già operata all’epoca del Commissariamento deciso dai Ministeri del Lavoro e delle Finanze a seguito della vicenda Ricucci/Billè.
GOVERNANCE DEL PATRIMONIO DELL’ENTE.
Filo conduttore e parametro di valutazione delle oscure vicende di governance del patrimonio dell’Ente rimangono la vicenda Ricucci relativa ai conclamati tentativi di speculazione personale operati dai vertici dell’Ente per la gestione del patrimonio immobiliare e quella relativa ai fondi del patrimonio mobiliare dell’Istituto, in cui, purtroppo, il tasso di incapacità dell’Ente precedente al Commissariamento risulta perfino il male minore rispetto a quanto è accaduto in fase post commissariamento.
A proposito di quest’ultima circostanza, sono note le vicende legate e collegate a margine della crisi finanziaria, con l’esplodere delle prime notizie relative ai titoli tossici della Lehman Brothers e con le conseguenti “misure di consolidamento” operate attraverso la società Anthracite (con sede nelle Isole Cayman), già garante della gestione di fondi dell’Ente per diverse centinaia di milioni di euro, misure di “copertura del rischio” che, guarda caso, privilegiavano, tra tutte, la Banca svizzera del Credit Suisse.
Non può, tuttavia, essere un caso se gli Operatori finanziari che avevano gestito i rapporti fra la Lehman e l’Enasarco sono gli stessi che tengono le fila del rapporto fra il Credit Suisse e l’Ente!..
Le operazioni mobiliari dell’Istituto pre e post fallimento Lehman hanno, dunque, arrecato danni enormi all’Ente, tanto più gravi se si pensa che gli investimenti potevano essere dirottati sui molto più sicuri Titoli di Stato, magari meno “ricchi” ma certamente meno rischiosi, atteso che tutta l’operazione non dovesse in realtà (vista l’assurdità della decisione) essere strumentale ad altre e più personali finalità!..
PIANIFICAZIONE DI UNA CORRETTA POLITICA PREVIDENZIALE.
Finora e se si eccettua una sufficiente politica previdenziale intorno agli anni novanta, la condotta dell’Ente in tema di pianificazione delle misure di ristrutturazione delle risorse necessarie per “gestire” il “corrente” della Previdenza Agenti è stato del tutto fallimentare.
Non uno studio accurato, non una programmazione solida dell’escalation previdenziale..sembrerebbe che si proceda per misure casuali, per step identificabili volta per volta se non addirittura anno per anno.
La scienza attuariale sembra quasi sconosciuta ai dirigenti dell’Ente, preferendo questi orientarsi su misure che confondono la gestione del corrente (vedi il già citato Progetto Mercurio con la dismissione dell’asset immobiliare) con una dichiarata pianificazione delle variabili di riferimento (innalzamento della soglia pensionistica e aumento indiscriminato delle contribuzioni).
Dov’è la necessaria e dovuta capacità di pianificazione della corretta politica di previdenza??..
UNA SVOLTA DECISA E RIFORMISTA DELLA GESTIONE DELL’ENTE
Per tutte queste ragioni e per tante altre ancora, UGIFAI ritiene sia giunto il momento di chiedere una decisa svolta nell’Ente che veda impegnate le Autorità di Governo (Ministero del Lavoro sopra tutti) nel pretendere dall’Ente, in prima istanza, una improcrastinabile riforma statutaria che privilegi finalmente i principi di democratizzazione dell’Ente, una sorta di “primavera della previdenza” in cui i cardini del nuovo ordine siano l’elezione libera dei delegati di categoria in base a due ordini di principi, la rappresentanza della categoria in primis e la rappresentatività delle organizzazioni in secondo luogo.
Tale sistema tende a riconoscere al maggior numero possibile di agenti l’opportunità di esercitare i propri diritti, seppure attraverso il riconoscimento di una presenza proporzionale al grado di rappresentatività.
L’Organismo di rappresentanza della Categoria potrebbe consistere in un organo di controllo e vigilanza sulle attività, queste ultime ricondotte ad un direttorio tecnico composto da pochissimi membri altamente professionali (a titolo esemplificativo potrebbe trattarsi di un Organo esecutivo composto da quattro membri tecnici, ciascuno in rappresentanza di una parte sociale, quella della Preponente, quella dell’Agente, il terzo in rappresentanza del Ministero competente con funzione di controllo istituzionale più il Presidente, nominato con decreto del Presidente della Repubblica fra le personalità di alto spessore professionale, con funzione di garante del carattere di oggettività delle azioni dell’Ente).
Le funzioni del Presidente e del Componente nominato dal Ministero del Lavoro sono dicarattere prettamente istituzionale, pertanto, ai predetti spetterebbe un compenso in ragione di circostanze specifiche di lavoro (gettoni di presenza), rimanendo il rispettivo reddito collegato a funzioni diverse ed altre, assegnate loro dagli Enti di provenienza (Ministero, Università ecc.).
La necessità, invece, di avere nelle funzioni di natura segnatamente manageriale richiesta ai due componenti tecnici, un apporto costante ed esclusivo, comporterebbe al contrario un compenso professionale articolato per vincolo e presenza, in base al loro valore tecnico/professionale.
L’Organismo di rappresentanza della Categoria dovrebbe essere composto, similmente a quanto avviene in altri Enti di Previdenza, da delegati eletti nell’ambito di tutte le Organizzazioni di Categoria degli Agenti Rappresentanti di Commercio, sia tra quelle maggiormente rappresentative che in quelle a rappresentatività minore, in ragione del numero di iscritti e proporzionalmente a questi ultimi. Il criterio è ampiamente coerente con i principi di democrazia e rappresentanza ai quali oggi ci si ispira per una corretta tutela di tutti e in particolare delle minoranze (vedere ad esempio la composizione del Consiglio Nazionale dei Consumatori composto da delegati delle Associazioni grandi e piccole degli Utenti).
I componenti dell’Organismo di rappresentanza e controllo di cui in precedenza, costituito per criterio elettivo nell’ambito della Categoria, potrebbero essere compensati in base a fasce di compenso minime (più il rimborso delle spese di viaggio e soggiorno) e per le sole circostanze di adunanza istituzionale che potrebbero essere di numero non superiore a tre nell’arco dell’anno.
Da calcoli di UGIFAI si registrerebbe, in ogni caso, una considerevole contrazione dei costi rispetto a quelli attuali, ammontante a oltre il 70%, garantendo, nel contempo, finalmente una gestione trasparente e corretta dell’Ente!..
Riteniamo, tuttavia, che il ruolo che andrebbe a svolgere nella fase iniziale il Ministero (e ancor prima, il ruolo politico da ascrivere necessariamente allo stesso Consiglio dei Ministri e al Capo del Governo, anche in ragione di conferma delle regole di spending review volute proprio da questo esecutivo) sia determinante nella misura in cui ci sia la reale volontà politica di rimuovere resistenze e tutele, privilegi e interessi particolari, poteri forti e clientele.
L’ULTIMA SPIAGGIA: LA CONFLUENZA NELLA PREVIDENZA CENTRALE
L’alternativa a tale progetto, nel contempo elemento di deterrenza, potrebbe essere, la richiesta ai vertici della Previdenza centrale di garantire (senza trattativa possibile) la costituzione di una “gestione separata” per gli agenti di commercio nel caso di opzione che preveda la confluenza in Inps.
La gestione separata, formalizzata all’interno di un protocollo condizionato di adesione, garantirebbe agli agenti di commercio una sostanziale conservazione delle risorse patrimoniali, ad evitare che gli asset dell’Ente vadano da un lato ad impinguare le casse dell’Istituto di Previdenza centrale e dall’altro a compensare le posizioni debitorie di altri Enti già confluiti (v. Inpdap).
Tale scelta non potrebbe che essere considerata l’ultima spiaggia, ritenendosi, da parte di UGIFAI, tale possibilità una opzione compromissoria poco auspicabile in quanto vedrebbe le sorti di uno storico e glorioso Ente degli Agenti di Commercio dissolversi miseramente dopo quasi ottant’anni di onorato e pregiato servizio.

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