Draghi: “Non alzare i tassi prima della fine del Qe”

Attualità — By on 2017/05/25 11:39

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Per chi continua a mostrarsi sordo alle parole limpide di Mario Draghi e ai richiami del suo capoeconomista, Peter Praet, che all’ultima riunione aveva invitato i colleghi a misurare le parole, il presidente della Bce ha ribadito un messaggio già noto. La sequenza non cambia: prima si esce dal programma di acquisti dei bond pubblici e privati, il cosiddetto Quantitative easing, poi si toccano i tassi di interesse.

“Non c’è motivo di deviare dalle indicazioni che abbiamo abbondantemente fornito nelle dichiarazioni introduttive delle nostre conferenze stampa” ha sottolineato Draghi, durante un discorso a Madrid. Il numero uno dei guardiani dell’euro ha messo così a tacere anche chi, come alcuni governatori, preme per riemergere velocemente dall’era dei tassi bassi che si sta mangiando la redditività delle banche e delle assicurazioni.

Draghi ha aggiunto che “gli acquisti dei bond sono inevitabilmente più complicati da calibrare, più difficili da intensificare e producono più probabilmente effetti negativi piuttosto che altri strumenti, compresi i tassi negativi” sui depositi, che sono quelli messi principalmente sotto accusa per i riflessi sul sistema creditizio. Riflessi, ha precisato l’italiano, che per ora sono “limitati”.

Il presidente della Bce ha anche detto di non vedere il pericolo di bolle nel settore del credito e ha invitato nuovamente i Paesi europei a completare l’Unione bancaria con il terzo pilastro, lo schema unico dei depositi. La prossima riunione del board che dovrebbe cominciare a fornire un orizzonte più chiaro della exit strategy dalle misure straordinarie e dal lungo periodo di tassi ai minimi è prevista per il 9 giugno a Tallin, in Estonia (due volte all’anno la Bce si riunisce in una sede diversa da Francoforte). Ma il tapering, la riduzione degli acquisti mensili di bond, non è prevista prima dell’autunno.

 

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