Chiusura imprese: il 2013 è un disastro

In Primo Piano — By on 2013/04/10 09:11

Al peggio non c’è fine per le imprese italiane che chiudono una dopo l’altra falcidiate dalla crisi. Dal primo gennaio all’8 aprile, a portare i libri in tribunale sono state complessivamente 4.218 imprese, il 13% in più rispetto allo stesso periodo del 2012. Numeri impietosi quelli rilevati da Cerved, gruppo specializzato nell’analisi delle imprese e nella valutazione del rischio di credito, che ha preso in esame le istanze di fallimento registrate presso le Camere di commercio. Da oggi queste rilevazioni saranno riportate giornalmente dal Sole 24 Ore, in un aggiornamento costante della purtroppo triste contabilità di aziende che non ce la fanno più a reggere cali di fatturato, ordinativi al lumicino, ma anche una pressione fiscale che cresce, problemi di accesso al credito e pagamenti fin troppo attesi da parte della pubblica amministrazione. Nel 2012 furono 12.442, più di mille al mese, 34 al giorno: in aumento del 2,3% sull’anno precedente e addirittura il 32% in più rispetto all’annus horribilis 2009. Se non bastassero queste cifre, si potrebbe osservare che nel solo quarto trimestre dell’anno il dato (3.596) è il peggiore dal 2008. Sono cifre che continuano a crescere, senza soluzione di continuità. Le 34 istanze di fallimento al giorno del 2012 sono salite a 43 in questi primi mesi del 2013. A conti fatti, le 4.218 di gennaio-aprile vanno ad aggiungersi ai 45.280 fallimenti registrati fra 2009 e 2012. E sono cifre che dipingono un quadro ancora più fosco se si pensa che nel 2007 è intervenuta una riforma della legge fallimentare che ha escluso dall’ambito di applicazione le imprese più piccole. Risultato: c’è stato un crollo iniziale dei numeri, ma già ora si è tornati ai livelli precedenti al 2007. Tutti i settori, dall’industria alle costruzioni, ai servizi , hanno pagato dazio. Dall’altro lato Lombardia, Lazio, Veneto e Campania sono le regioni con i numeri più alti nel 2012 anche se, nel rapporto fra le società di capitale fallite fra 2009 e 2012 e quelle con bilanci validi e attivo patrimoniale, le elaborazioni del Cerved indicano in Friuli-Venezia Giulia (4,4%) e Marche (4,1%) quelle messe peggio.

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