Aumenti in busta paga da luglio 2020: chi può sorridere
Attualità — By cidec on 2020/01/14 13:28
Sono almeno tre i fascicoli caldi del 2020 al Ministero dell’Economia: la commissione ad hoc per la revisione della spesa, il progetto di riforma dell’Iva per ridurre la mole annuale delle clausole di salvaguardia, lo sfoltimento delle tax expenditures, e soprattutto il tavolo sul taglio del cuneo fiscale da convocare entro gennaio.
Al Mef sono in preparazione i lavori sui vari temi, da quelli che vedranno luce quest’anno, come la riduzione delle tasse sul lavoro da luglio; alla predisposizione di quelli che potrebbero trovare spazio il prossimo anno, revisione spesa, rimodulazione Iva e snellimento della giungla delle oltre 600 agevolazioni/deduzioni fiscali.
Calendario alla mano, il primo dossier da definire è l’abbassamento della tassazione in busta paga che scatterà a luglio, come previsto dalla Legge di Bilancio. Il tavolo con le parti coinvolte sarà avviato entro gennaio con l’obiettivo di predisporre a stretto giro di posta il decreto attuativo e dare così tempo ai datori di lavoro di adeguarsi. La platea interessata sarebbe quella dei lavoratori con reddito tra i 26-35mila euro, estendendo dunque i beneficiari del bonus Renzi.
Tra fine gennaio e inizio febbraio dovrebbe nascere il decreto ad hoc per mettere più soldi nelle tasche dei lavoratori. La misura partirà da luglio 2020 e avrà una dotazione iniziale di tre miliardi di euro che diventeranno 5 nel 2021 (ma il governo è già al lavoro per trovare almeno un altro miliardo). Tutto fa pensare che sarà confermata la volontà dell’esecutivo di privilegiare i lavoratori esclusi dagli 80 euro.
Ricapitolando: le minori spese fiscali per i lavoratori, che consentiranno di far aumentare lo stipendio, avranno un impatto su circa 15 milioni di lavoratori. Si tratta dei 9,5 milioni che già percepiscono il bonus Renzi, che andrà a ‘mescolarsi’ con il nuovo intervento, con un reddito tra 15.000 e 26.000 euro. A cui si dovrebbero aggiungere 4,5 milioni di lavoratori che dichiarano fino a 35.000 euro, per un totale di 15 milioni.
Secondo le opzioni tecniche al momento allo studio, per i lavoratori nella fascia di reddito tra 26.000 e 35.000 euro si introdurrà una detrazione da 80 euro; per i beneficiari del bonus Renzi con un reddito tra 15.000 e 26.000 euro, il bonus già percepito di 80 euro verrebbe trasformato in detrazione fiscale, con un vantaggio di circa 20 euro; per quelli con reddito 8.200 e 15.000 euro, invece, dovrebbe restare tutto invariato. Fuori dall’operazione i redditi più bassi per i quali c’è il reddito di cittadinanza. Restano fuori dalla platea dei beneficiari gli incapienti, cioè coloro che percepiscono un reddito al di sotto della soglia di imposizione fiscale. Si tratta di circa 4 milioni di lavoratori che dichiarano fino a 8.000 euro l’anno e che restano automaticamente esclusi da misure come queste, che prevedono una riduzione delle tasse, visto che non versano tributi.
Come ridurre le clausole Iva per il 2021
E’ ancora presto, ma al Tesoro si inizia a lavorare alle prime simulazioni sulle possibili soluzioni per ridurre la zavorra delle clausole Iva per il 2021 superiori a 20 miliardi di euro. Tra le ipotesi, nel quadro di una riforma fiscale più ampia, una rimodulazione dell’Iva a vantaggio dei prodotti del cosiddetto carrello della spesa a fronte di un rialzo per i beni voluttuari. Il tutto accanto ad una riduzione delle tax expenditures.
Per quel che riguarda la spending review, la revisione della spesa, dovrebbe essere istituita una commissione ad hoc per riuscire nell’arduo compito di tagliare gli sprechi senza compromettere i servizi. Dovrebbero restare fuori dall’operazione scuola e sanità.